INFLUENZA AVIARIA: I RICHIAMI VIVI DI ANSERIFORMI SONO DAVVERO UN VEICOLO DI TRASMISSIONE?

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È una certezza scientifica che gli uccelli acquatici siano portatori del virus dell’influenza aviaria, ma non è mai stato provato che siano questi ad avere trasportato il virus all’interno degli allevamenti, con le conosciute gravi conseguenze economiche sul settore avicolo, così importante in molte aree del Nord Italia. I richiami vivi di anseriformi e caradriiformi sono anch’essi ritenuti un possibile veicolo di trasporto del virus negli allevamenti, ma anche questo non è un dato provato sperimentalmente. L’articolo scientifico, di cui riportiamo la traduzione del riassunto, e che è scaricabile gratuitamente nella versione integrale, dimostra che i possibili vettori animali del virus negli allevamenti sono da ricercare in un gamma più ampia di specie, diverse dagli uccelli acquatici, che vivono e frequentano ambienti vicini a queste strutture, molto di più rispetto agli uccelli acquatici. Appare evidente che le modalità di ingresso del virus negli allevamenti sono diversificate e non possono essere ricondotte ai soli uccelli acquatici. In questi termini il ruolo dell’uomo/allevatore e la corretta applicazione delle misure di biosicurezza è il principale e più significativo strumento di prevenzione dell’introduzione dei virus influenzali negli allevamenti.  In questo scenario il rischio attribuito negli anni ai richiami vivi di anseriformi e caradriiformi quali potenziale cause di ingresso del virus all’interno degli allevamenti avicoli appare fortemente sovrastimato.

 

Studio dell’interfaccia tra le popolazioni di uccelli selvatici e il pollame e il loro potenziale ruolo nella diffusione dell’influenza aviaria

Di Luca Martelli, Diletta Fornasiero, Francesco Scarton, Arianna Spada, Francesca Scolamacchia, Grazia Manca e Paolo Mulatti, in Microorganisms.

Articolo disponibile gratuitamente da questo link: https://www.mdpi.com/2076-2607/11/10/2601

Riassunto:
Gli uccelli acquatici svolgono un ruolo cruciale nella diffusione e nell’amplificazione dei virus dell’influenza aviaria (AIV) nell’ambiente. Tuttavia, possono avere interazioni limitate con le strutture domestiche, sollevando l’ipotesi che altri uccelli selvatici possano svolgere il ruolo di ponte nell’introduzione degli AIV nel pollame. Nel 2019 è stato condotto uno studio sull’ornitocenosi, basato su metodi di censimento-transetto e camera-trapping, in dieci strutture avicole del nord-est italiano per caratterizzare le comunità di uccelli e prevedere le specie che potrebbero fungere da ospiti ponte per gli AIV. I dati raccolti sono stati esplorati attraverso una serie di analisi multivariate (analisi delle corrispondenze e scaling multidimensionale non metrico) e indici di biodiversità (ricchezza osservata e stimata, entropia di Shannon e uniformità di Pielou). Le analisi hanno rivelato un elevato livello di complessità del popolamento ornitico, con 147 specie censite, e significative differenze qualitative e quantitative nella composizione delle specie di uccelli selvatici, sia nello spazio che nel tempo. Tra queste, solo alcune sono state osservate in prossimità dei locali dell’azienda (gazze, merli, aironi guardabuoi, fagiani, colombi eurasiatici e colombacci), suggerendo così il loro potenziale ruolo nella trasmissione di AIV al pollame; al contrario, gli uccelli acquatici sono apparsi scarsamente inclini alle visite ravvicinate, soprattutto durante le stagioni autunnali e invernali. Questi risultati sottolineano l’importanza di una ricerca continua sull’interfaccia uccelli selvatici-domestici, auspicando una più ampia gamma di specie da considerare nei programmi di sorveglianza e prevenzione degli AIV.