FIDC BRESCIA. ANELLINI E VALICHI TRA I NODI ANCORA DA DIPANARE

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Continuano gli incontri che il Presidente Provinciale di Federcaccia Giacomo Lanzini tiene sul territorio con i Presidenti per sentire le ragioni, conoscere i problemi e le aspettative degli associati.

L’incontro a Nozza di Vestone, coordinato dal consigliere provinciale Roberto Betta, ha visto una partecipazione attiva ed attenta di tutti i Presidenti del raggruppamento e le questioni affrontate nella serata sono state molteplici.

Le maggiori richieste di chiarimenti della base, essendo la nostra provincia a grande tradizione di caccia alla migratoria, sono state ancora sulla questione anellini e sulla possibilità di operare la sostituzione di quelli in alluminio da parte di Regione Lombardia.

Come questo potrà accadere è comunque tutto ancora da definire poiché Regione Lombardia non ha ancora definito esattamente il percorso che si deve mettere in atto per ottemperare a questa disposizione legislativa.

Deve essere ancora approvata difatti la delibera relativa ai requisiti tecnici ed alle modalità applicative che si intendono adottare e sulle quali le associazioni venatorie hanno fatto pervenire nutrita documentazione e proposte operative all’insegna della fattibilità ma anche della possibile semplicità.

Sicuramente tutta la questione ormai vedrà la luce operativamente nei primi mesi del 2025, e quindi per il corrente anno si tornerà agli appostamenti con i richiami con gli anellini vigenti.

Altra questione molto sentita è quella dei valichi, che allo stato pur avendo operativo un divieto di esercizio venatorio, non vi sono né cartine che evidenzino il divieto e nemmeno delle tabellazioni sul territorio che possano aiutare nella individuazione dei limiti alla caccia.

Cominciano a preoccupare anche le presenze di orso e lupi, di certo non più sporadiche, che dal vicino Trentino stanno colonizzando altri territori e l’alta Valsabbia è meta ambita.

E la domanda che ne consegue riguarda sempre chi ha in mano la gestione di questi grandi carnivori, posto che la legge assegna ai Comprensori Alpini la programmazione e la gestione dei territori ai fini faunistici, ma di fatto i vari progetti europei su lupo e orso vanno in assoluta autonomia.

E quindi senza nessuna previsione e senza alcun controllo che non sia il lasciar fare alla Natura.

Si susseguono in questi giorni incontri di varia natura, tecnica e politica, riguardo alla questione della Peste Suina Africana, che sempre più sta avendo notevole impatto sul territorio lombardo, con pericolosi avvicinamenti al grosso del comparto suinicolo di Cremona, Mantova e Brescia, con grande timore per le eventuali ricadute di natura economica ed occupazionale.

Il mondo della caccia, e Federcaccia in prima linea, è attivo sul territorio per arginare tramite abbattimenti dei cinghiali questa malattia, consci però che troppo tempo è passato senza che le istituzioni preposte capissero l’entità e la gravità della questione, ed ora pare molto, troppo tardi.

Sicuramente dal primo ottobre, quando si potranno attivare anche le braccate si potranno avere dei risultati maggiori nei prelievi, almeno nei territori dove saranno possibili, certamente convinti che il nostro intervento è assolutamente indispensabile.

Una piccola nota: i cacciatori che sono chiaramente indispensabili in questa fase non è che esistano solo a fasi alterne; e se sono importanti per il controllo della selvaggina, cinghiali nutrie piccioni corvidi storni, debbono essere considerati parte essenziale della società anche nel restante tempo in cui esercitano la loro passione nel rispetto delle norme.

Senza pretendere lo status nobile a noi riconosciuto nella media Europa, ma almeno con il rispetto dovuto a tutti i cittadini che usano il loro tempo libero nell’esercizio della passione che ci contraddistingue.

(Federcaccia Brescia – Cacciapensieri)